Ipnosi, una poesia che racchiude tutto

ipnosiRaramente mi sono trovato nella situazione di dover dire: “Questa avrei voluta veramente scriverla io, mi assomiglia così tanto!”

Nel mio passato, e anche nel presente, la scrittura di poesie, il ritmo, la capacità di usare e riconoscere le sonorità mi ha aiutato molto a diventare particolarmente abile nell’espressione di concetti attraverso l’ ipnosi.

In effetti a molte persone che mi chiedono un esercizio facile per allenarsi nel linguaggio ipnotico quando si è da soli spesso rispondo “Scrivi poesie!”.

Alterano il nostro stato di coscienza, ci permettono di esprimere emozioni e di guidare chi ci ascolta nel mondo interiore in cui poi potranno trovare la risonanza per passare nel loro.

Oggi, mi sono imbattuto in una poesia di Walt Whitman dal titolo “Di sera sulla spiaggia, solo”.
Non voglio fare commenti, voglio solo che tu la legga e ti lasci trasportare nel luogo e nel tempo più adatti alla tua personale necessità di vita attuale. Buon viaggio…rileggila spesso.

“Di sera sulla spiaggia, solo
Mentre la vecchia madre, i flutti ondeggiando,
intona roca il suo canto,
E osservo le sfavillanti stelle, formo un pensiero sulla chiave degli universi e del futuro.
Una vasta similitudine incastra tutto,
tutte le sfere, cresciute e non cresciute, piccole, grosse,
soli, lune, pianeti,
Tutte le distanze dello spazio, per quanto vaste,
Tutte le distanze del tempo, tutte le forme inanimate,
Tutte le anime, tutti i corpi viventi per quanto diversi essi siano,
o in mondi diversi essi vivano,
Tutti i processi dei gas, dell’acqua, dei vegetali, dei minerali, i pesci, le bestie,
Tutte le nazioni, colori, barbarie, civiltà, lingue,
Tutte le somiglianze che siano esistite o possano esistere su questo mondo o in un mondo qualsiasi,
Tutte le vite e le morti, in passato, presente, futuro,
Questa ampia similitudine tutte le abbraccia, e sempre le ha abbracciate,
E per sempre le abbraccerà, mantenendole compatte, circonfondendole tutte”.  *Walt Whitman*
Splendente poesia a tutti!
Marco Valerio Ricci
Licensed NLP Master Trainer & Coach

Programmazione Neuro Linguistica: raggiungi l’equilibrio

Programmazione Neuro Linguistica: raggiungere l’equilibrio in 3 semplici passi.

Uno dei segreti ricercati con minor perseveranza per essere felici è il raggiungimento di un Equilibrio, cioè di uno stato di centratura interiore che permette di essere noi gli artefici del nostro destino,di non lasciarci condizionare da eventi che possono sicuramente colpire, ma non devono in nessun modo impedirci di rialzarci e riprendere il nostro cammino.

Un po’ di tempo fa Donald Trump è stato il 2327mo personaggio a ricevere il riconoscimento sulla Walk of Fame di Holliwood. Pochi giorni dopo il suo programma televisivo, il famoso The Apprentice, un reality show sul Business dove diceva ai candidati che non superavano la settimana “Sei stato licenziato!”

E’ stato cancellato…in definitiva qualcuno dalla NBC deve aver chiamato il buon Trump e avergli detto “Sei stato licenziato!”.

I paradossi della vita!

Andando oltre il gossip, vi chiedo, quale sarebbe stata la vostra reazione al suo posto? Quanto sareste in grado di incassare il colpo? E quanto vi sentireste in grado di rialzarvi con prontezza?

Raggiungere un Equilibrio è uno dei fattori chiave per poter vivere in ogni situazione in maniera serena ed equilibrata.

Programmazione Neuro LinguisticaNel momento in cui sperimentiamo lo stato di Equilibrio, siamo nel qui ed ora, siamo nel centro energetico di noi stessi, non abbiamo nessun bisogno, semmai una volontà pura che nasce dall’allineamento del nostro cervello mentale (il cervello in senso stretto), del nostro cervello emotivo (il cuore) e del nostro cervello istintivo (le viscere).

Come si fa a raggiungere questo tipo di stato?

Per molti potrebbe sembrare impossibile, o il frutto di anni e anni di pratica buddista di distacco dal mondo.

In realtà la Programmazione Neuro Linguistica lavora inizialmente proprio su questo.

La capacità di riuscire a gestire le proprie emozioni è proprio il frutto dell’aver raggiunto uno stato di equilibrio interiore tale per cui ciò che avviene al di fuori di noi non può influenzare i nostri stati d’animo; bensì siamo noi a scegliere lo stato interiore migliore con cui rispondere agli eventi esterni.

Come fare nel concreto? Ecco una semplice strategia in tre passi per iniziare a trasformare il significato da te percepito di un evento in qualcosa che ti permette comunque di mantenere il tuo equilibrio:

  1. Realizza che la realtà non è reale, ma solo ciò che il tuo sistema mente-corpo è in grado di percepire della realtà, con tutte le sue limitazioni di percezione (generalizzazioni e cancellazioni) e distorsioni.
  2. Individua almeno tre differenti conseguenze di un determinato evento, di cui almeno una positiva.
  3. Allontana, nella tua mente, le rappresentazioni mentali delle conseguenze negative fino a renderle poco nitide e sfocate e nel contempo avvicina a te la rappresentazione della conseguenza positiva fino a renderla così vicino da poterla toccare. A questo punto associati alla tua rappresentazione interna.

Fammi sapere come va nella gestione degli imprevisti.

Ti senti più in equilibrio?
Più motivato?
O forse, semplicemente neutro in relazione a qualcosa che è accaduto e non ci puoi fare nulla?
In ogni caso, metti sempre più in pratica questi suggerimenti…e fammi sapere i tuoi risultati!

😉 Provo sempre curiosità per i tuoi risultati.

Marco Valerio Ricci ***L’Allenatore della Felicità***

Master Trainer in Programmazione Neuro Linguistica & Coach

Programmazione Neuro Linguistica: Mettere etichette.

Quanto c’é di Programmazione Neuro Linguistica in questo video?

Una delle abitudini che meno sopporto di chi si avvicina in maniera superficiale alla Programmazione Neuro Linguistica è quella di usare alcuni dei termini che le sono propri come nuove etichette, per sostituirne altre che venivano usate prima o come modo per riconoscere alcune caratteristiche dell’individuo…facendolo identificare con una sua modalità caratteristica.

Così è facile incontrare persone (che definisco PNLlari 😉 ) che etichettano qualcuno come Visivo, Uditivo o Cinestesico (altri dicono Cinestetico, Cenestesico, Cenestetico…tanto è una traduzione dall’inglese e troverai che ognuno usa la sua  😉 – so che qualcuno dei lettori più avanzati avrà capito che cosa fa questa parentesi…se volete potete scrivermelo in privato, sarò pronto a fare un plauso, anche pubblico a chi mi darà la risposta corretta! 🙂 ). altri diranno di essere dei “Via da” o dei “Verso” in base al metaprogramma di preferenza, qualcuno ama addirittura darsi del “Chunk Up”, e lì mi sorge un sorriso per l’assonanza con un noto insulto americano!

In definitiva, si chiederà qualcuno, cosa c’è di male in tutto questo? In fin dei conti è una terminologia della Programmazione Neuro Linguistica, no?

Si è vero. I termini usati appartengono anche al modello della Programmazione Neuro Linguistica (ovviamente il presupposto è “non solo”), la difficoltà nasce laddove questi seguano il verbo essere.

Eh già, il vero problema non è l’uso della terminologia, bensì in quale contesto semantico (cioè di struttura linguistica) tale terminologia viene usata. In Programmazione Neuro Linguistica adottiamo il concetto di e-prime, derivante dalla Semantica Generale di Alfred Korzybski (presto ti offrirò l’opportunità di scaricare un e-book con tutti i riferimenti epistemologici relativi alla Programmazione Neuro Linguistica e a tutti gli studi da cui abbiamo attinto), tale concetto sottolinea come l’uso del verbo essere sia attinente all’aspetto di identità della persona di come tale utilizzo sia limitante per il suo sviluppo come essere libero.

Per spiegarlo in maniera più diretta, ti riporto un dialogo tra me e mia figlia Bianca Sofia di 8 anni avvenuto alcuni mesi fa:

Bianca Sofia (tornata da scuola): “Papà oggi sono triste!”

Io (sorridendo distaccato): “Dai, pensa che io anche oggi sono Marco Valerio…”

Bianca Sofia “Ma no, papà, sono triste di mio…”

Io (serio): “Si, si, anche io sono Marco Valerio di mio” S. (con un accenno di sorriso)

Bianca Sofia “Ma no, dai, io sono sempre Bianca Sofia, ma sono anche triste”

Io (tra il serio e il divertito): “Ah, io invece no, sono solo Marco Valerio! Anche tu dovresti scegliere, sei Triste o sei Bianca Sofia? Mica puoi essere due cose insieme!”

Bianca Sofia (inizia a stufarsi): “E va bene, allora sono Bianca Sofia che si sente triste…”

Io (sorridente e vicino emotivamente): “Oh, brava! Allora, amore mio, poi mi racconti cos’è che ti faceva sentire quella tristezza, che mi interessa. Nel frattempo ti va di farmi un sorriso e provare felicità? Così posso abbracciarti e ti ascolto?”

Bianca Sofia (con un sorriso e allargando le braccia): “Si papi.”

Ora, lo so che qualcuno alle prime armi con la Programmazione Neuro Linguistica può pensare che un processo di questo genere richieda più tempo.

In realtà non è così.

Ti invito a imparare anche tu ad usare attenzione verso il verbo essere specie in riferimento all’indicare identità. Ovviamente in questo rientrano anche tutti quei termini della Programmazione Neuro Linguistica che tanti sono soliti utilizzare.

Quindi ti invito a sostituire “Sono Visivo” con “Ho adottato una modalità visiva (uditiva o cenestesica)”, così come, se conosci i meta-programmi, sostituisci “Io sono un Via da” ancora una volta con “In questo tipo di contesto adotto una modalità via da”.

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Fammi sapere le differenze che noti in questo modo. Nel frattempo ti invito a ragionare su questo video…farà la differenza!

Marco Valerio Ricci
***L’Allenatore della Felicità***
Licensed NLP Master Trainer

in Programmazione Neuro Linguistica & Coaching

Programmazione Neuro Linguistica: 10 anni di matrimonio

Programmazione Neuro Linguistica: oggi ti voglio parlare di qualcosa di diverso e in parte personale.

Alcuni giorni fa è stato il 10 anniversario di matrimonio tra mia moglie e me. E festeggiamo!

programmazione neuro linguistica
So che per molti è una non notizia, un grande “E quindi?” nella loro mente.
Allo stesso tempo è un grande successo, per una coppia che ha una visibilità pubblica, che spesso è in ambienti televisivi o dello spettacolo (nei quali, dobbiamo dirlo, le relazioni di lungo termine non sono il riferimento più comune??), che lavora molto con persone che si trovano ad affrontare situazioni che li portano a ripensare le scelte del passato, come il partner con cui condividere la propria vita.
Come Programmatore Neuro Linguista, la mia abitudine è quella di individuare le strategie che permettono alle persone di ottenere specifici risultati. Questo per migliorare tali strategie, se non sufficientemente efficaci, o per renderle replicabili nel caso che sia auspicabile il risultato ottenuto.
In gergo piennellistico si chiama “Modellamento”.
Una delle tecniche meno conosciute nell’ambito della Programmazione Neuro Linguistica e soprattutto più citata a sproposito.
Modellare non vuol dire copiare un’azione, né un comportamento, bensì estrarre le strategie inconsce di una persona, crearne una serie di equazioni che le rendano “stabili” e replicabili e a quel punto installarle in noi stessi o in altre persone in maniera che diventino un processo inconscio.
Ma dedicherò uno degli articoli specifici sulle tecniche di Programmazione Neuro Linguistica a questo specifico argomento.
Nei giorni scorsi è capitato in molte occasioni che le persone rimanessero colpite dalla durata del nostro rapporto, ancor di più nel momento in cui venivano a conoscenza del fatto che stiamo insieme da quai 18 anni. La prima domanda che ci è stata posta è, “Come avete fatto?”. 🙂
Che a me fa sempre pensare ad uno stupore dato dalla conoscenza di uno dei due membri della coppia… ?? 😉
Prendendo la domanda seriamente, invece, se cerco la strategia che ci ha permesso di ottenere questo primo risultato nella nostra coppia, ecco che entrano in gioco fattori a sorpresa.
Spesso nella nostra cultura si è condizionati a pensare che l’Amore per l’altra persona sia la forza che tiene in piedi qualunque rapporto. Spesso mi son chiesto, “È proprio vero?”.
Nel nostro caso, come nella maggior parte dei casi, no.
L’amore è un sentimento fortissimo, ma appunto è un sentimento.
Quante volte sull’onda di un sentimento ci facciamo pervadere da sensazioni non positive nei confronti di chi proviamo sensazioni indescrivibilmente positive?
Vi siete mai infuriati con un figlio, uno dei vostri genitori o una persona che amate?
Effettivamente capita, nonostante o proprio a causa dell’intensità del sentimento.
Il paradosso è che, se si basa la durata di una relazione esclusivamente su un sentimento, per quanto importante e grandioso come l’Amore, i rischi che la relazione arrivi ad un punto di stallo aumentano considerevolmente. Sembra strano ed è proprio così.
Un sentimento è, come dice la parola stessa, legato a ciò che sentiamo.
E questo è il limite implicito del basarsi esclusivamente sul sentimento. Ciò che sentiamo varia in base a così tanti fattori, interni ed esterni da noi, che non può essere sufficiente.
Come, diranno alcuni, la Programmazione Neuro Linguistica non dovrebbe insegnare ad essere noi a guidare i nostri stati d’animo, fino ai nostri sentimenti?
In un certo senso si, ed è proprio qui il punto!
Per guidare noi stessi, ciò che proviamo, i nostri comportamenti, dobbiamo imparare come funzionano, come li generiamo, altrimenti invece di guidare noi stessi, rischieremo di farci guidare da loro. E che quindi, nel momento in cui un forte sentimento si “trasforma”, non ci siano le basi e i presupposti per saperlo recuperare pienamente.
Questo è il caso di tantissimi rapporti di coppia che finiscono nell’insoddisfazione generale, lo hai mai notato? Quale che sia la tua situazione sentimentale, ricorda, nel momento che vuoi far durare un rapporto, una relazione , il segreto è smettere di guardare all’esterno per riconoscere i segnali del sentimento. Ascolta le tue sensazioni, analizza le tue rappresentazioni interne, allinea la tua mente razionale con la tua mente viscerale e con quella emotiva (mente, cuore e viscere) e poi ascolta le emozioni che desideri generare con la persona e crea le condizioni per esprimerti pienamente.
Ovviamente, se sentissi la necessità di un Coaching Emozionale, chiamami, io e il mio staff saremo felici di poterti supportare anche in situazioni di coaching “formale”.
Nell’augurio di sentirti di invito a pensare “Se sapessi che questo è l’ultima volta che vedo questa persona nella mia vita, vorrei trattarla/o proprio così?”
Al tuo successo come essere umano!

Marco Valerio Ricci
***L’Allenatore della Felicità***
Licensed NLP Master Trainer

in Programmazione Neuro Linguistica & Coaching

Programmazione Neuro Linguistica: uscire dall’ipnosi data dalla scuola

Programmazione Neuro Linguistica & Coaching: la scuola uccide la creatività.

Questa è la tesi di Sir Ken Robinson, uno dei massimi esperti in creatività e sistemi scolastici al mondo. È vero?

Personalmente lo credo, ma non è importante ciò che credo io 😉
Il mio scopo, come allenatore mentale è quello di permettere a te, che mi stai leggendo, di ottenere di più da te stesso, di usare le tue capacità mentali ad un livello di libertà maggiore.
In questo senso ritengo che questo video apra la mente.
È ormai datato, e magari alcune delle osservazioni che vengono fatte si sono già verificate.
La cosa interessante e quello che invito a fare alle persone che durante La Magia della Trance-Formazione Profonda(il percorso di crescita profonda che sto conducendo in questi giorni in un meraviglioso agriturismo in Umbria), è pensare a ciò che viene detto mentre si analizza il modo in cui viene espresso.
Come fa ad essere così divertente e allo stesso tempo profondo? Quali sono le strategie linguistiche e le sequenze di input logici che permettono di intrattenere e aprire la mente dell’ascoltatore nel medesimo tempo?
Ti invito anche a leggere la trascrizione in italiano dello speech…noterai quanto ti aiuterà nel comprendere meglio gli schemi linguistici, i metaprogrammi e i filtri che vengono usati.
Perché è importante? Semplice-mente perché in troppe occasioni alcuni abili comunicatori li usano a loro vantaggio e a tuo discapito…e conoscerli ti aiuta a diventare un mago della comunicazione a tua volta e poterla usare così per rendere questo mondo migliore!
Buona Visione!

Marco Valerio Ricci
***L’Allenatore della Felicità***
Licensed NLP Master Trainer  in Programmazione Neuro Linguistica & Coaching

 

Sir Ken Robinson espone una divertente e toccante argomentazione a favore della creazione di un sistema educativo che nutra la creatività (anziché metterla a repentaglio).

Trascrizione del testo in italiano dal video

“Buon giorno. Come state? È stato meraviglioso, no? Sono rimasto stravolto da tutto quanto. Infatti, me ne vado. (Risate) Sono emerse tre tematiche durante la conferenza, che sono attinenti a quello di cui vorrei parlare. La prima è l’evidenza straordinaria della creatività umana in tutte le presentazioni che abbiamo visto e in tutte le persone qui. La sua diversità, la sua varietà. La seconda è che ci troviamo in una situazione nella quale non abbiamo idea di quello che succederà in futuro. Non abbiamo idea di come si svilupperà.

Ho un interesse per l’istruzione, per l’educazione. A dir il vero, mi sembra che tutti abbiamo un interesse per l’educazione. O no? Lo trovo molto interessante. Se sei ad una festa e dici che lavori nell’ambito educativo – francamente, non vai spesso alle feste, se lavori in questo settore. (Risate) Non ti chiamano proprio. E, curiosamente, non verrai più reinvitato. Che strano. Se invece lo sei e dici a qualcuno, sai com’è, ti chiedono, “Che lavoro fai?” e tu rispondi che insegni, vedi subito come diventano pallidi in faccia. Pensano “Oh mio Dio, perché proprio a me? … L’unica serata libera in tutta la settimana”. (Risate) Ma se tu chiedi dei loro studi ti attaccano al muro. Perché è qualcosa che ci tocca profondamente, vero? Un po’ come la religione, i soldi e altre cose. Ho un grande interesse per l’educazione e credo che lo abbiamo tutti. Perché ci riguarda un sacco, in parte perché è l’educazione che dovrebbe prepararci per questo futuro incerto. Se ci pensate, i bambini che cominciano ad andare a scuola quest’anno andranno in pensione nel 2065. Nessuno ha la più pallida idea – nonostante tutte le considerazioni esperte presentate in questi quattro giorni – come sarà il mondo tra cinque anni. Eppure abbiamo il compito di preparare i nostri figli per esso. Per cui l’imprevedibilità, io credo, è straordinaria.

E la terza cosa è che siamo tutti d’accordo, nonostante tutto, sulla davvero straordinaria capacità che i bambini hanno, le loro capacità di innovazione. Sirena l’altra sera era magnifica, no? Solo a vedere che cosa riesce a fare. Lei è eccezionale, però credo che lei non sia, per così dire, un’eccezione tra tutti i bambini. Ciò che qui abbiamo è una persona estremamente dedicata che ha scoperto un talento. E sono convinto che tutti i bambini hanno enormi talenti. E noi li sprechiamo, senza pietà. Quindi voglio parlare di educazione e voglio parlare di creatività. Il mio argomento è che la creatività è tanto importante quanto l’alfabetizzazione e le dovremmo trattare alla pari. (Applausi) Grazie. Tutto qua. Grazie mille. (Risate) Dunque, 15 minuti ancora … Beh, sono nato – no. (Risate)

Recentemente ho sentito una bella storia – amo raccontarla – di una ragazzina durante una lezione di disegno. Aveva 6 anni, era seduta in fondo e disegnava. L’insegnante diceva che questa ragazzina di solito non stava attenta, ma in questa lezione invece sì. L’insegnante era affascinata, andò da lei e le chiese: “Che cosa stai disegnando?”. E la ragazzina rispose: “Sto disegnando Dio”. E l’insegnante disse: “Ma nessuno sa che aspetto abbia”. E la ragazzina: “Lo sapranno tra poco”. (Risate)

Quando mio figlio aveva quattro anni in Inghilterra – a essere sincero aveva quattro anni ovunque. (Risate) A voler essere rigorosi, quell’anno aveva quattro anni in qualsiasi posto andasse. Partecipava al teatrino della Natività. Vi ricordate la storia? Era una grande storia. Mel Gibson fece il sequel. Forse l’avete visto: “Natività II”. Comunque, James faceva la parte di Giuseppe e noi ne eravamo entusiasti. La consideravamo una delle parti più importanti. Riempimmo il posto con sostenitori in T-shirt: “James Robinson È Giuseppe!”. (Risate) Non doveva dire niente, ma conoscete la parte dove entrano i tre Re. Entrano portando i regali, portano oro, franchincenso e mirra. È successo davvero. Eravamo lì seduti e credo che si fossero scambiati i posti, perché dopo abbiamo parlato con il ragazzino e abbiamo detto “Ti va bene così?” e lui: “Sì, perché, che c’è che non va?”. Si erano semplicemente cambiati di posto, tutto qua. Comunque, i tre ragazzi entrarono, quattrenni con tovagliolini in testa, posarono queste scatole per terra e il primo ragazzino disse: “Vi porto oro”. E il secondo ragazzino disse: “Vi porto mirra”. E il terzo ragazzino disse: “Questo l’ha mandato Frank!”. (Risate)

Ciò che queste cose hanno in comune è che i bambini si buttano. Se non sanno qualcosa, ci provano. Giusto? Non hanno paura di sbagliare. Ora, non voglio dire che sbagliare è uguale a essere creativi. Ciò che sappiamo è che se non sei preparato a sbagliare, non ti verrà mai in mente qualcosa di originale. Se non sei preparato a sbagliare. E quando diventano adulti la maggior parte di loro ha perso quella capacità. Sono diventati terrorizzati di sbagliare. E noi gestiamo le nostre aziende in quel modo, stigmatizziamo errori. E abbiamo sistemi nazionali d’istruzione dove gli errori sono la cosa più grave che puoi fare. E il risultato è che stiamo educando le persone escludendole dalla loro capacità creativa. Picasso una volta disse che tutti i bambini nascono artisti. Il problema è rimanerlo anche da adulti. Io sono convinto che non diventiamo creativi, ma che disimpariamo ad esserlo. O piuttosto, ci insegnano a non esserlo. Dunque perché è così?

Ho vissuto a Stratford-on Avon fino a cinque anni fa. Ci siamo trasferiti da Stratford a Los Angeles. Vi potete immaginare quanto sia stato facile il trasferimento. (Risate) Veramente, abitavamo in un posto di nome Snitterfield, appena fuori Stratford, il posto dove nacque il padre di Shakespeare. Vi viene in mente qualcosa? A me sì. Non pensate al fatto che Shakespeare aveva un padre. No? Davvero? Perché non vien da pensare a Shakespeare come ragazzino, o sì? Shakespeare a sette anni? Io non ci ho mai pensato. Avrà pur avuto sette anni un tempo. Sarà stato nella lezione d’inglese di qualcuno, no? (Risate) Quanto sarebbe seccante? “Più impegno”. Essere mandato a letto dal papà che dice: “Vai a letto, ora!”, a William Shakespeare, “e metti via la penna. E smettila di parlare così, confonde la gente”. (Risate)

Comunque, ci siamo trasferiti da Stratfort a Los Angeles e vorrei dire qualcosa sul trasferimento. Mio figlio non voleva venire. Ho due figli. Lui ha 21 anni ora, mia figlia 16. Lui non voleva venire a Los Angeles. Gli piaceva ma aveva una ragazza in Inghilterra. Era l’amore della sua vita, Sarah. La conosceva da un mese. Festeggiavano già il loro quarto anniversario. Perché è un lungo periodo a 16 anni. Lui era abbastanza lunatico in aereo e disse: “Non troverò mai più una ragazza come Sarah”. E noi eravamo piuttosto contenti, francamente. Lei era la nostra ragione principale per lasciare il Paese. (Risate)

Ma c’è una cosa che ti colpisce quando ti trasferisci in America e se viaggi per il mondo: ogni sistema di istruzione ha la stessa gerarchia di materie. Ognuno. Non importa dove vai. Credi che sia diverso, ma non lo è. In cima ci sono le scienze matematiche e le lingue, poi le discipline umanistiche e in fondo l’arte. Ovunque nel mondo. E, più o meno, anche all’interno di ogni sistema. Esiste una gerarchia nelle arti. L’arte e la musica occupano una posizione più alta nelle scuole rispetto a recitazione e danza. Non esiste sistema educativo sul pianeta che insegni danza ai bambini ogni giorno, così come insegniamo la matematica. Perché? Perché no? Credo che sia importante. Credo che la matematica sia molto importante, ma altrettanto la danza. I bambini ballano tutto il tempo se possono, noi tutti lo facciamo. Abbiamo tutti un corpo, o no? Mi sono perso qualcosa? (Risate) In verità, ciò che succede è che, quando i bambini crescono, noi iniziamo a educarli progressivamente dalla pancia in su. E poi ci focalizziamo sulle loro teste. E leggermente verso una parte.

Se tu visitassi il sistema educativo da alieno e ti chiedessi “A che serve la pubblica istruzione?” credo che dovresti concludere – vedendo il risultato, chi ha successo in questo sistema, chi fa tutto quel che deve, chi viene onorato, chi sono i vincitori – credo che dovresti concludere che lo scopo dell’istruzione pubblica in tutto il mondo sia quello di produrre professori universitari. O no? Loro sono le persone che stanno in cima. E io ero uno di loro, quindi. (Risate) A me piacciono i professori universitari, ma non li dovremmo considerare come il risultato più alto raggiungibile. Sono solo una forma di vita, un’altra forma di vita. Ma sono piuttosto curiosi e lo dico con affetto per loro. C’è qualcosa di curioso nei professori, per quel che è la mia esperienza – non tutti, ma di solito – vivono nella loro testa. Vivono lassù e leggermente da una parte. Sono scorporati, avete presente, quasi in senso letterale. Vedono i loro corpi come un mezzo di trasporto per le loro teste, no? (Risate) È un modo per portare le loro teste ai meeting. Se volete una prova concreta di esperienze extracorporee andate ad una conferenza di accademici attempati e fate un salto nella discoteca, all’ultima sera. (Risate) E lo vedrete, uomini e donne adulti scuotersi incontrollabilmente, fuori tempo, aspettando che finisca per andare a casa e scriverne qualcosa.

Il nostro sistema educativo è basato sull’idea di abilità accademiche. E c’è una ragione. Tutto il sistema è stato inventato – in tutto il mondo non c’erano scuole pubbliche prima del XIX secolo. Furono create per venire incontro ai fabbisogni industriali. Quindi la gerarchia è fondata su due idee. Numero uno: che le discipline più utili per il lavoro sono in cima. Voi probabilmente siete stati benignamente allontanati da cose che vi piacevano da bambini a scuola, sulla base che non avreste mai trovato un lavoro facendo quello, no? Non fare musica, non diventerai un musicista; non fare arte, non sarai un artista. Avvisi benevoli – ma ora profondamente sbagliati. Il mondo intero è in subbuglio. E, punto secondo, è l’abilità accademica che oggi domina la nostra idea d’intelligenza, perché le università hanno creato il sistema a loro immagine. Se ci pensate, tutto il sistema della pubblica istruzione, in tutto il mondo, si concentra sull’ammissione all’università. E la conseguenza è che tante persone di talento, persone brillanti, creative, credono di non esserlo. Perché la cosa per la quale erano bravi a scuola non le si dava valore, o era perfino stigmatizzata. E credo che non ci possiamo permettere di andare avanti così.

Nei prossimi 30 anni, secondo l’UNESCO, si laureeranno più persone al mondo di tutte quelle che si sono laureate dall’inizio della storia. Più persone, ed è la combinazione di tutte le cose delle quali abbiamo parlato, la tecnologia e il suo effetto di cambiamento sul lavoro e la demografia e il grande incremento della popolazione. Ad un tratto i titoli di studio non valgono nulla, non è vero? Quando ero studente, se avevi una laurea avevi un lavoro. Se non avevi un lavoro era perché non ne volevi uno. E io, francamente, non ne volevo uno. (Risate) Ma oggi giovani con una laurea in tasca spesso sono a casa a giocare con i videogame, perché ti serve la laurea specialistica dove prima ti serviva quella normale e adesso ti serve il PhD per l’altra. È un processo di inflazione accademica. E ci indica che tutta la struttura educativa si sta spostando sotto i nostri piedi. Dobbiamo ripensare radicalmente la nostra idea di intelligenza.

Sappiamo tre cose sull’intelligenza. Anzitutto, che è varia. Pensiamo il mondo in tutti i modi nei quali lo percepiamo. Riflettiamo visualmente, uditivamente, cinesteticamente. Pensiamo in modo astratto, in movimenti. Secondo, l’intelligenza è dinamica. Se guardiamo le interazioni di un cervello umano, come abbiamo sentito ieri da alcune presentazioni, l’intelligenza è meravigliosamente interattiva. Il cervello non è suddiviso in compartimenti. Infatti, la creatività – che io definisco come il processo che porta ad idee originali di valore – si manifesta spesso tramite l’interazione di modi differenti di vedere le cose.

Il cervello stesso lo fa intenzionalmente – c’è un fascio di nervi che connette le due parti del cervello chiamato corpus callosum. È più ampio nelle donne. Riagganciandomi al discorso di Helen di ieri, credo che sia per questo che le donne sono migliori nel multitasking. Perché lo siete. Ci sono un sacco di ricerche, ma lo so anche dalla mia esperienza personale. Quando mia moglie cucina – cosa che non accade spesso, per fortuna. (Risate) Sapete, lei sta facendo – no, è brava in alcune cose – ma se cucina, parla al telefono, parla con i bambini, tinge il soffitto, fa un intervento a cuore aperto. Se cucino io, la porta è chiusa, i bambini sono fuori, il telefono deve aspettare e se lei entra mi irrita. Dico, “Terry, per favore, sto cercando di friggere un uovo. Lasciami stare”. (Risate) A proposito, conoscete quel vecchio detto filosofico, se nella foresta cade un albero e nessuno lo sente, è accaduto veramente? Vi ricordate quella vecchia battuta? Ho visto una T-shirt poco fa con sopra: “Se un uomo dice quel che pensa in una foresta, e nessuna donna lo sente, ha ancora torto?”. (Risate)

E la terza cosa sull’intelligenza è che è distinta. Sto scrivendo un nuovo libro chiamato “Epiphany”, che si basa su una serie di interviste di persone su come hanno scoperto il loro talento. Mi affascina come le persone ci sono arrivate. Nasce da una conversazione che ho avuto con una donna meravigliosa, che tante persone non conoscono, si chiama Gillian Lynne, ne avete sentito parlare? Alcuni sì. È una coreografa e tutti conoscono i suoi lavori. Ha fatto “Cats” e “Phantom of the Opera”. Lei è meravigliosa. Sono stato tra i dirigenti del Royal Ballet, in Inghilterra, come potete vedere. Comunque, abbiamo pranzato insieme un giorno e ho detto “Gillian, come sei diventata ballerina?”. E lei disse, era interessante, quando lei era a scuola era davvero senza speranza. E la sua scuola, negli anni 30, scrisse ai genitori e disse, “Crediamo che Gillian abbia problemi di apprendimento”. Non era capace di concentrarsi, diventava nervosa. Oggi direbbero che ha l’ADHD [Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività]. Non credete? Ma siamo attorno al 1930 e l’ADHD non l’avevano ancora inventata. Non era una condizione disponibile allora. (Risate) La gente non sapeva che poteva averla.

Comunque, andò a farsi vedere da questo specialista. Stanza in legno di rovere … Ed era là con sua madre, era stata accompagnata e fatta accomodare su una sedia e alla fine stette seduta sulle sue mani per 20 minuti, mentre quell’uomo parlò con la madre di tutti i problemi che Gillian aveva a scuola. E alla fine – perché disturbava la gente, portava il compito in ritardo e così via, era una bambina di appena 8 anni – alla fine, il medico si sedette vicino a Gillian e disse: “Gillian, ho ascoltato tutte quelle cose che tua madre mi ha detto e le devo parlare a quattr’occhi”. Le disse: “Aspettaci qua, non ci metteremo molto”. E se ne andarono. Ma quando lasciarono la stanza egli accese la radio appoggiata sulla scrivania. E quando erano fuori dalla stanza disse alla madre, “Ora la guardi”. E appena se n’erano andati, lei disse, lei era in piedi e si muoveva con la musica. E la guardarono per qualche minuto ed egli disse a sua madre, “Signora Lynne, Gilian non è malata, è una danzatrice. La porti a una scuola di danza”.

Io chiesi “E poi?” e lei mi disse: “Lo fece. Non ti puoi immaginare quanto era bello. Entravamo in quella stanza ed era piena di gente come me. Gente incapace di stare ferma. Gente che si doveva muovere per pensare”. Ballavano balletto, tap, jazz danza moderna e contemporanea. Alla fine fece un’audizione per il Royal Ballet School, diventò una solista ed ebbe una splendida carriera al Royal Ballet. E infine si diplomò alla Royal Ballet School, fondò una sua company, la Gillian Lynne Dance Company, e conobbe Andrew Llozd Weber. Lei è stata responsabile di alcune tra le più famose produzioni del teatro musicale della storia, ha portato diletto a milioni di persone ed è multi-milionaria. Un altro le avrebbe somministrato qualche farmaco e detto di calmarsi. Ora, credo – (Applausi)

Credo che il punto sia questo: Al Gore l’altra sera ha parlato di ecologia e della rivoluzione partita da Rachel Carson. Credo che la nostra unica speranza per il futuro sia di adottare una nuova concezione di ecologia umana, nella quale cominciare a ricostruire la nostra concezione della ricchezza delle capacità  umane. Il nostro sistema educativo ha sfruttato le nostre teste come noi abbiamo sfruttato la terra: per strapparle una particolare risorsa. E per il futuro non ci servirà. Dobbiamo ripensare i principi fondamentali sui quali educhiamo i nostri figli. C’è una magnifica citazione di Jonas Salk, disse: “Se tutti gli insetti scomparissero dalla Terra, entro 50 anni tutta la vita sulla Terra finirebbe. Se tutti gli esseri umani scomparissero dalla Terra, entro 50 anni tutte le forme di vita fiorirebbero”. E ha ragione.

Ciò che TED celebra è il dono dell’immaginazione umana. Dobbiamo fare attenzione ad usare questo dono saggiamente ed evitare alcuni degli scenari dei quali abbiamo parlato. E lo faremo solo se sapremo vedere le nostre capacità creative per la ricchezza che sono e se sapremo vedere i nostri figli per la speranza che sono. Il nostro compito è di educarli nella loro interezza affinché possano affrontare il loro futuro. Forse noi non vedremo questo futuro, ma loro sì. E il nostro compito è di aiutarli a farne qualcosa.Grazie mille.