Coaching: Social Network. Siamo passati dalla società dell’essere a…

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Coaching: Social Network – Siamo passati dalla società dell’essere, a quella del fare, all’avere, al far vedere.

Tutto nasce da una sessione di Coaching con un cliente in cui ci siamo spinti molto in riflessioni esistenziali e quasi filosofiche.

A quanto pare oggi, che tu sia un professionista o meno, il grado di visibilità nei social network è diventato una misura della popolarità, a volte anche del successo, sul lavoro e nella vita.

Sembrerebbe quasi che siamo passati da un Cogito ergo sum (Penso, dunque sono) a un “Socializzo ergo sum”.

In un certo senso, siamo arrivati ad una fase evolutiva di valore attribuito ulteriore. Un tempo quello che contava era soprattutto essere.

La domanda veniva posta ed era pertinente: chi sei? Ancora qualche decina di anni fa Battisti cantava “Tu sola sai chi sono io”, ma allo stesso tempo Totò ridicolizzava alcuni eccessi con il famoso “Lei non sa chi sono io!” detto con voce da “trombone”.

Nell’evoluzione sociale, con l’ascesa di una cultura industriale è divenuto importante il fare. Addirittura molte persone hanno iniziato a definire la loro essenza in base a ciò che facevano nella vita.

Ci sono stati tempi in cui il lavoro del genitore veniva passato al figlio, quasi fosse un’identità, come il cognome.

In questa fase l’emancipazione dell’individuo passava attraverso la capacità di proporsi e riuscire in un nuovo lavoro “migliore” e di grado più elevato nella scala del riconoscimento sociale. Ne abbiamo ancora reminiscenze nel modo di dire “rispettoso” che troviamo a Roma con il noto “dotto’ “.

Siamo passati nei decenni più recenti ad una società dell’avere, dove ciò che importava non era chi siamo, né più di tanto ciò che facciamo, bensì ciò che ci possiamo permettere di comprare e dia avere.

Ovviamente questo ha portato ad un decadimento del gusto, della capacità effettiva di scegliere per sé, ad una facilità di manipolazione da parte dei media attraverso stimoli di marketing sempre più pressanti, il tutto all’insegna del mercato del credito finanziato da banche ed istituti vari.

coachingE adesso, in questi ultimi anni si è ormai affermata la società del far vedere. Facciamo vedere dove siamo, cosa facciamo, con chi siamo, quello che mangiamo, a volte quello che pensiamo.

La domanda che spesso pongo è “per che cosa?”. Si è vero, per fare marketing di noi, per farci conoscere, per far parlare gli “amici”, per comunicare… la domanda rimane “perché?”. Qual è il senso di raccontare a persone sconosciute qualcosa di cui probabilmente non si sarebbero interessati senza l’esistenza del tal social network?

Il senso c’è ed è molto chiaro. Inizialmente la risposta è perché oggi siamo nella società del far vedere, del mostrare e mostrarsi per dare un senso, un significato alla nostra esistenza. Il tema del significato di sé, tanto caro a Victor Frankl, è uno dei temi più importanti per l’essere umano.

Tanto che porta ad aberrazioni al limite dell’etica e del comportamento che una persona avrebbe in condizioni “normali”. Basti pensare che, con grande stupore, ho scoperto (in realtà me lo hanno spiegato degli esperti di social network) che addirittura esiste un mercato per la compravendita dei “mi piace” sui vari social network, vuoi tanti mi piace in più per la tua pagina pubblica, paga tot…

Così come esistono aziende che propongono a chi ha tanti follower attivi su un determinato social che a loro interessa, di comprare il profilo per motivi di marketing e visibilità.

Sarà, a me tutto questo mondo del mostrarsi sembra così strano. Se non racconti al mondo chi sei e cosa fai, non esisti. Mi ci devo davvero impegnare e so di non essere l’unico.

Sono cresciuto in una famiglia “strana”, il tipo di educazione che ho ricevuto si è sempre basata solo sull’essere, sul fare ciò per cui si prova piacere e che ci da benessere, non su ciò che viene considerato “accettabile”. Mi è stato insegnato a non far vedere ciò che si possiede, ancora meno ciò che si è, se non espressamente richiesto dagli altri, perché potrebbe non essere gradito e farli sentire a disagio.

Si, lo so che è un tipo di mentalità strano per alcuni, o quantomeno non particolarmente diffuso, ma arriva da un lontano passato e tant’è, me lo son ritrovato così…e quotidianamente nel mio essere Coach affronto, come ogni buon Coach, alcuni retaggi di questo tipo di educazione, che nell’arco dei decenni hanno creato abitudini che si manifestano del tutto inaspettate a livello dei miei comportamenti.

Ribadisco, non credo di essere l’unico. Qualche giorno fa una persona che sto supportando nel suo crescere come individuo e nelle sue relazioni personali mi ha mostrato un video molto riflessivo, proprio su questo tema. E’ molto interessante e lo voglio condividere con te.

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E tu in quale mondo vuoi vivere?

Questo é un Video che TUTTI dovrebbero vedere per una volta nella vita. SENZA PAROLE!

Quando ho visto questo video ho pensato molto e sono giunta ad una conclusione: Che siamo tutti schiavi!

Marco Valerio Ricci

Licensed NLP Master Trainer & Coach

 

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