Coaching: il cambiamento,cos’è e le sue caratteristiche

Coaching: Cos’è il cambiamento?
Chi cambia quali caratteristiche ha? E’ possibile cambiare veramente?

Queste sono le domande che spesso hanno in mente le persone quando si accingono a frequentare un percorso, individuale o di gruppo per raggiungere i risultati che desiderano.

Di norma si aspettano che qualcuno dall’esterno li faccia cambiare, magari un Coach…eh, troppo facile.

Come ripete in ogni occasione Tim Gallwey, il padre del Coaching, in un rapporto di crescita e apprendimento attraverso il modello del Coaching è il cliente a guidare, è lui che ottiene risultati, non il coach.

Questo con buona pace per l’ego di tanti che svolgono il Coaching (ma ne parlerò in un post futuro).

Ma allora che cos’è questo cambiamento di cui tanto si parla se non può esser fatto avvenire da qualcuno di esterno a noi, bensì deve avvenire dentro? Non basta schiacciare un pulsante e ottenerlo?

Il cambiamento a molti appare come una sorta di switch, on off. Ora sono cambiato, prima non lo ero.

In realtà il cambiamento è continuo, noi cambiamo in continuazione, cercando inconsciamente di rimanere sempre gli stessi.

Differente è il concetto di trasformazione, cioè l’acquisizione di una nuova forma.

Questo è qualcosa che in tutte le culture e i miti c’è sempre un guardiano della soglia che ci permette di mutare forma. Il guardiano si presenta come un demone, il problema, che dobbiamo accettare di affrontare prima ancora di fronteggiarlo nella realtà.

Poi scopriamo di non doverlo sconfiggere, e scompare nel momento in cui accettiamo di trasformarci insieme a lui (il Balrog di Gandalf, – riprendendo una citazione, tratta da Il Signore degli Anelli, in effetti Tolkien li conosceva molto bene i miti antichi del cambiamento -, il quesito della Sfinge, i grandi problemi della vita delle persone).

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Abbiamo gli insegnamenti, abbiamo la strada, è già scritta e si ripete nei millenni. Serve solo il coraggio di lasciar andare il passato e accettare di crescere grazie ai mostri, ai draghi, che son lì appositamente, non per farci cambiare, ma per permetterci di trasformarci e scoprire chi possiamo essere…come Gandalf il Grigio, che dopo la lotta epica, sconfigge il demone di un lontano passato e torna cambiato, nell’aspetto e nel nome, diventando Gandalf il Bianco.
Qual’è il tuo demone? Quello che ti fa così tanta paura che non ti permette di cambiare? Quando scegli di essere pronto per cambiare? E trasformarti?

Se lo vorrai, profondamente, io ci sono come facilitatore, per te. Ti andrà di seguirmi?

Marco Valerio Ricci

“L’Allenatore della Felicità”

Licensed NLP Master Trainer & Coach

“Coaching: Mangia Bene, Pensa Meglio e Vivi Felice”. Seconda parte

Coaching: Mangia Bene, Pensa Meglio e Vivi Felice

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…..Un cibo può essere descritto attraverso colori, odori, peso, consistenza, sapidità, gusto, percentuale di nutrienti contenuti, quantità di acqua, e così via, fino, al limite, al tipo di vibrazione e di informazione che contiene.

Di suo non ha intenzioni, non ha volontà e neppure un’azione (ovvio, questa è la mia credenza), siamo noi mangiandolo che decidiamo cosa fare di tutto questo che, in fondo non è altro che una serie di informazioni. In un certo senso noi comunichiamo con il nostro corpo anche attraverso l’alimentazione. Mangiare bene? Cioè assumere cibi ricchi di informazioni utili per il nostro benessere, fantastico e raccomandatissimo!

Nel frattempo è importante imparare a conoscerti ancora meglio per comprendere quali sono questi cibi. E qui entra in gioco il Coaching della Salute basato sul modello D-K.a.l.t., per ascoltare di cosa ha bisogno il tuo organismo è importante che ti renda conto di tutti i “culti”, di tute le credenze di cui sei stato educato ad essere vittima nell’arco della tua esistenza. Successivamente che impari a liberartene e a conoscere cosa succede nel momento in cui scegli di fare altro, fino a trovare ciò che funziona meglio per te, ma perché lo percepisci tu, e te lo dice il tuo corpo, non perché qualcun altro lo abbia deciso per te.

A quel punto, per arrivare ad una trasformazione profonda,  l’obiettivo che dovrebbe avere ogni Coach con la “C” maiuscola, nelle sessioni di coaching,  è lavorare sulla necessità di passare attraverso l’accettazione di sé, compresi dei propri errori alimentari, delle proprie abitudini e del proprio passato.

Per questo insieme alla cura del proprio nutrimento fisico è estremamente necessario che tu curi il tuo nutrimento mentale. Cioè quello che pensi di ciò che mangi. Il tuo flusso di pensiero mentre mangi. Pensa a questa sana abitudine ormai spesso in disuso. Un tempo prima di iniziare a mangiare c’era il momento della preghiera di ringraziamento.

Hai mai pensato alla funzione che essa svolgeva e può riprendere a svolgere?

Al di là dei fattori religiosi, ognuno ha i suoi e ritengo vadano rispettati profondamente, appare evidente la funzione meditativa che la preghiera ha. In un certo senso è il modo per interrompere il flusso di pensieri che segue tutte le attività della giornata, dedicarsi al proprio nutrimento, spostando la mente da uno stato di iperattivazione, in cui le frequenza di lavoro sono spesso molto alte e rivolte all’esterno (up-time in gergo PNLlistico), ad uno stato più rilassato e meditativo, incentrato su ciò che è all’interno di noi, sulla nostra consapevolezza della finalità per cui stiamo facendo ciò che ci accingiamo a fare – un lavoro di presenza, nel qui e ora.

Credi che sia troppo dedicare trenta secondi di meditazione prima di mangiare? Magari avendo la televisione spenta e potendo gustare piena-mente tutte le informazioni contenute nel cibo che assumi? In realtà è un’esperienza che al giorno d’oggi dovremmo fare tutti in maggior misura – e mi ci metto in pieno, in quanto si può sempre crescere e migliorare ulteriormente!

Leggi la prima parte di questo articolo

Ecco il mio motto:  Mangia Bene, Pensa Meglio e Vivi Felice

Marco Valerio Ricci

Master Trainer in PNL programmazione neuro linguistica e Coach

“Coaching: Mangia Bene, Pensa Meglio e Vivi Felice”.Prima parte

Coaching: Mangia bene, pensa meglio e vivi felice

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Recentemente, durante una sessione di Coaching, una persona mi faceva notare come anche chi è particolarmente attento alla salute, all’alimentazione, all’esercizio fisico, alla meditazione e a tutte le varie attività che si possono fare per perseguire il proprio benessere, a volta manifesti stati di malattia. Come anche queste persone invecchino e ad un certo punto muoiano. La prima conclusione di questa persona era, “Allora tanto vale…”. E’ un pensiero alquanto nichilista e, personalmente, non lo condivido.

Allo stesso tempo nelle sessioni di coaching, ho avuto modo di confrontarmi molte volte con persone che, pur curando alcuni e a volte molti, aspetti della loro vita per la loro salute, avevano manifestato situazioni di malattia.

Il mio mestiere di Coach  parte da una domanda, semplice semplice, “Come fai a fare ciò che fai?”e anche nelle occasioni in cui una persona si presenta a me per ottenere un risultato, di qualsiasi tipo, comunque differente dall’attuale, questa è la prima domanda a cui cerco di ottenere risposta.

Specifico cerco, in quanto è un tipo di indagine così inconsueta che spesso le persone non hanno una risposta…e ottenerla per loro stessi è già un enorme passo verso il miglioramento della propria condizione, a volte è il passaggio fondamentale per raggiungere il risultato che stanno cercando.

Se sei esperto di Coaching avrai immediatamente riconosciuto che questa è la domanda fondamentale che sottende alla creazione di questo approccio così efficace. Allo stesso tempo se sei un Coach comprendi subito il potere di chiedere qualcosa di così semplice e potente. Basti pensare a tutti i presupposti impliciti in una domanda di questo genere (magari li analizzeremo insieme in un prossimo post 😉 ).

Cosa c’entra tutto questo con il titolo? C’entra eccome! Il cibo, la sua qualità indica la quantità di componenti che contiene in percentuale, e la loro capacità di trasmettersi all’organismo che li ingerisce e di trasmettere a loro volta informazioni.

Hai mai riflettuto sul fatto che il cibo ha un gusto? Che prima di arrivare ai centri di digestione e di assimilazione, noi iniziamo la digestione in bocca? Sulla lingua, è noto a tutti, noi abbiamo alcune cellule specializzate e sensibili al gusto che compongono le papille gustative. Tali cellule che funzione hanno? Si, ovvio, quella di farci sentire il gusto, ma perché? Che cos’è il gusto? Il gusto è parente dell’olfatto in molti versi, non ultimo perché è un senso che non richiede intervento da parte dell’ipotalamo per la sua interpretazione. Questo vuol dire che le informazioni che arrivano attraverso questi due sensi non vengono rielaborate, bensì arrivano direttamente al cervello per essere interpretate. Perché questo? Perché la nostra capacità di assimilare qualcosa è direttamente correlata all’informazione che essa stessa contiene e trasmette al centro di controllo delle attività fisiologiche del nostro organismo. Cosa comporta la consapevolezza di ciò? Bene, ti dico che ha conseguenze importantissime, per alcuni devastanti.

Molte persone dicono “Sei quel che mangi” e, se fosse vero, oggi ci sarebbe molto da preoccuparsi. Ti dirò una cosa, non è completamente vero. Quel che mangi ha sicuramente un’influenza sulla tua persona, ma questo dipende in realtà da come pensi di ciò che mangi, quando lo mangi e quando lo digerisci. Un cibo di per sé non può essere né buono né cattivo – mi viene in mente quando alcuni educatori (genitori compresi) fanno le tottò al tavolo contro cui il bambino piccolo ha battuto la testa ripetendo “Cattivo tavolo!” e trasmettendo al piccolo futuro adulto, incredulo, l’idea che non sia poi così importante fare attenzione alle proprie azioni e che gli oggetti abbiano un’intenzione propria da cui poi ne deriva la bontà o la cattiveria! Altrettanto vale per ciò che assumiamo nel nostro organismo.

Continua l’articolo qui “Coaching: Mangia Bene, Pensa Meglio e Vivi Felice”. Seconda  parte

Marco Valerio Ricci

Master Trainer in PNL programmazione neuro linguistica e Coach

Mangia bene, pensa meglio e vivi felice

Coaching: il coach, allenatore della felicità

Coaching: il coach, allenatore della felicità

Personalmente negli incontri di coaching a Roma o ad Aosta ho l’obiettivo di aiutare chiunque abbia bisogno di allenarsi alla felicità.

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Nelle sedute di coaching ti incoraggio a scoprire le carte con te stesso accompagnandoti alla realizzazione di quelli che sono i tuoi sogni, ad una maggiore conoscenza di te, ad un livello di libertà personale superiore, soprattutto a esprimere te stesso e ad allenarti alla felicità.

Quando qualcuno ci chiede l’età, l’informazione che in realtà ci viene richiesta è quella che possiamo definire la nostra “età cronologica”, cioè il numero di anni che siamo stati su questo pianeta. Sicuramente questo è qualcosa riguardo al quale non abbiamo alcuna possibilità di intervenire per effettuare alcun tipo di cambiamento.

In realtà, ciascuno di noi può anche riconoscere di avere un’età “biologica”, ed è proprio questa che ha una grandissima influenza sulla durata e la qualità della nostra vita.

Questa è un’ottima notizia, in quanto è un aspetto che abbiamo il potere di influenzare e di cambiare poiché dipende in gran parte da noi, dai nostri comportamenti e dal nostro stile di vita.

Le scelte che ognuno di noi fa nel corso della sua vita quotidiana contribuiranno a renderlo più vecchio o più giovane. Chi fa le scelte giuste, tra un anno potrebbe essere più giovane di adesso se si considera l’età biologica.

So già che qualcuno tra voi si starà dicendo “Mmm, interessante. Anche a me piacerebbe ringiovanire nel prossimo anno. Marco Valerio dimmi cosa devo fare, sono pronto a tutto!”.

In realtà ottenere un risultato di questo genere è auspicabile per ognuno di noi, anzi nel mio modo di vedere le cose le strategie per diminuire o perlomeno mantenere la propria età biologica andrebbero insegnate già ai bambini durante il periodo della scuola.

Ma per chi non avesse avuto la fortuna di entrare in contatto con insegnanti illuminati e in grado di andare oltre l’insegnamento della “lezioncina”, ecco qualche suggerimento introduttivo che vuole essere principalmente uno stimolo a ricercare e a scoprirne di più sull’argomento.

Nella mia esperienza ho scoperto che non esiste una singola tecnica che funzioni per tutti e che una volta applicata dia risultati automatici.

Il segreto è creare un approccio olistico che comprenda l’essere umano nella sua interezza considerando le interazioni mente corpo.

Personalmente nel mio percorso individuale per il mantenimento di quella che amo chiamare “gioventù biologica” adotto un cocktail di strategie che nel tempo ho imparato ad integrare tra loro per un’efficacia ottimale.

Lavorare sulla propria età biologica parte dal gestire il proprio equilibrio emozionale, abilità che potete sviluppare con tecniche di auto-ipnosi, meditazione e rilascio emozionale applicate quotidianamente al mattino appena svegli e la sera per ripulirsi dagli stati emotivi vissuti durante la giornata; questo offre anche l’opportunità di un riposo di qualità che permette un migliore recupero di energie.

Marco Valerio Ricci
Master Trainer in PNL, programmazione neuro linguistica e Coach
Leggi anche questo articolo sul coaching

Pillole di coaching: perché ci sentiamo obbligati

Pillole di coaching: perché ci sentiamo obbligati

“Quando facciamo qualcosa perché ci sentiamo obbligati a farla?”

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Una delle domande frequenti che mi fanno nelle sessioni di coaching è proprio questa.

Il coaching è lì per aiutarti a mantenere la focalizzazione su ciò che desideri, un coach che possiede gli strumenti più moderni per seguirti ed aiutarti a vedere da altre angolazioni le difficoltà e addirittura può accompagnarti nel percorso che ti permette di affrontarle e superarle, ti da la possibilità di diventare sempre più padrone della tua vita, di prenderne il controllo ogni giorno di più.

Devi sapere che quando facciamo qualcosa e non si sentiamo di farla ma, la facciamo lo stesso, abbassiamo il livello della nostra energia, diventiamo più vulnerabili, siamo meno felici e otteniamo risultati inferiori rispetto alle nostre potenzialità. Inoltre intacchiamo in maniera negativa la nostra autostima.

Quali sono le cose che tolleri nella tua vita?

Un esercizio di coaching che mi sento di suggerire per “schiarirsi le idee” è il seguente: prendi un foglio ed elencale, dividendole per settori:  “In famiglia”, “Al lavoro”, “Con gli amici”, “Nel condominio”, “Negli uffici pubblici”, “Nei negozi”.

Spesso il risultato che si ottiene è una lunga lista di cose alle quali siamo ormai abituati o rassegnati.

Ma cosa succederebbe se smetteste di “tollerarle” e affermaste il vostro pensiero al riguardo?

Vi sentireste più energici?

Magari più soddisfatti?

Più felici?

Certo qualcuno a te vicino potrebbe avere qualcosa in contrario, si sentirebbe di poterti controllare meno, ma ti assicuro che gli inconvenienti provocati da questo saranno ampiamente compensati dalla sensazione di benessere e di crescita da cui ti sentirai pervaso una volta che avrai smesso di passare sopra a te stesso e alle tue convinzioni solo perché hai sempre fatto così.

Vivete con passione!

Marco Valerio Ricci Master in PNL e Coach