Superare il blocco della Performance con il Mental Coaching

RADIO RETE SPORT 23 marzo 2018

Intervista a Marco Valerio Ricci su Patrik Schick, giocatore della Roma Calcio da 42 milioni di Euro, e il blocco che gli impedisce di portare risultati in campo.

“Come superare il blocco della performance” con il Mental Coaching.

Molto spesso nelle squadre sportive si fanno importanti investimenti economici per acquisire nuovi talenti, ma alle prime difficoltà o laddove non c’è il rendimento che ci si aspetta c’è l’abitudine di “mollare il talento” o di non curarlo con la speranza che ci sia una sua reazione e una voglia di rivalsa.

Questo funziona con alcune persone, ma in realtà non con tutte, perché dipende dalle loro motivazioni intrinseche e da una serie di esperienze vissute nel passato.

Se le risorse non rispondono come ci si aspetta, a volte, vengono etichettate come se non avessero spina dorsale e non fossero dei veri talenti con la conseguenza che il talento rimane sprecato.

Il “rendimento” non dipende esclusivamente dagli atleti, ma anche dai loro responsabili che molto spesso sono gli stessi che hanno fatto l’investimento economico.

In realtà, quando si impara a definire e individuare i bisogni e la motivazione intrinseca delle persone, diventa molto più semplice individuare quelle leve psicologiche, emotive e comportamentali che permettono agli atleti di rendere, di essere soddisfatti e di far si che l’investimento economico fatto arrivi a un punto di soddisfazione per tutti.

Nell’intervista che ho rilasciato a Radio Rete Sport su Patrik Schick della Roma Calcio troverai tecniche e strategie di mental coaching per aiutare, supportare e far decollare il talento calcistico su cui hanno investito ben 42 milioni di EURO!

Buon ascolto!

Marco Valerio Ricci

 

Coaching: La Libertà e il diventare Coach

Perché intraprendere un percorso per diventare Life Coach? Per acquisire la libertà di avere la tua attività di Coaching, in proprio ed essere libero di decidere e scegliere per il tuo futuro.

Insieme alla volontà di essere di supporto alle altre persone nel raggiungere i propri obiettivi, questa è la ragione più comune per le persone che decidono di mettersi in gioco e di intraprendere il percorso per diventare Coach.

Come spesso dico durante i colloqui di selezione per l’ammissione al percorso, diventare Coach non è per tutti, è una cosa seria, che richiede impegno, talento, voglia di mettersi in gioco e tanto, tanto coraggio.

Spesso si trovano sul mercato corsi che in solo una settimana e qualche verifica successiva rilasciano una certificazione che dice che la tal persona è un Coach. Ho sempre pensato che fosse un approccio decisamente interessante…ed illusorio.

Qualsiasi professione, specie di supporto ed aiuto alle altre persone prevede una formazione approfondita, che dia il tempo a chi la segue di assimilare la parte teorica del materiale affrontato, di farla propria, mettendosi in gioco e di incarnarla nella propria vita.

La persona deve essere stimolata a compiere ricerche ed approfondimenti e a portare il proprio contributo alla materia in maniera tale da essere in grado di innovarla, arricchire la sua esperienza e quella del mondo intero. Come potrebbe essere possibile che per un ruolo delicato come quello svolto da un Coach, possa essere ammesso un percorso differente?

La risposta è chiara ed evidente per tutti coloro che oggigiorno conoscono il mercato della formazione e della crescita personale in Italia: è una questione di soldi e di marketing.

Esprimo un’opinione che magari offenderà qualcuno, eppure in 16 anni di carriera nel campo ho avuto la riprova che è piuttosto attinente alla realtà: chi crea percorsi in cui i tempi di formazione sono inferiori alle 120 ore e ad almeno quattro mesi per l’assimilazione e l’elaborazione di una tesi sull’argomento probabilmente ha obiettivi più attinenti alla vendita di un corso che alla formazione di professionisti.

So che questa affermazione può spaventare chi si aspetta che, poiché si è iscritto ad un corso, sia sufficiente per avere un certificato e ricevere il riconoscimento di un’associazione di categoria.

A me personalmente interessa che le persone che arrivano sul mercato con un certificato da Coach siano veramente professionisti preparati e abbiano avuto a loro disposizione le strategie e le tecniche migliori per raggiungere un alto livello di competenza e abilità di far ottenere i risultati che i clienti chiedono e si aspettano, sinonimo di professionalità.

Questo richiede, impegno in aula, esperienza di pratica e tirocinio sul campo, ricerca e redazione di documentazione scritta e un esame serio di verifica delle abilità e della crescita personale raggiunta.

Difficile? No!
Sicuramente non per tutti, solo per chi ha il coraggio di credere in se stesso e nella propria possibilità di raggiungere il successo professionale (inteso come il soddisfacimento dei propri obiettivi).

Per chi volesse avere uno stimolo in più riporto qui di seguito una poesia sul coraggio e la libertà che ho trovato on line e che trovo estremamente pertinente.

coachingIl coraggio ti rende libero

Il coraggio è la radice di ogni libertà.
Ci vuole coraggio per sognare in grande…
indipendentemente dal tuo passato e dalle circostanze
o da ciò che ti dicono gli altri. Ci vuole coraggio
per inseguire ciò che realmente conta. E quando
andare avanti diventa duro e gli ostacoli si sommano
(come fanno sempre), ci vuole coraggio per
continuare a spingere. Ogni volta che persegui
ciò che vuoi veramente, i tuoi dubbi
e le tue paure verranno a galla. Fa solo parte
dell’esperienza. Tu devi ignorare
quelle voci che dicono “torna indietro” o
“molla adesso” o “questo è troppo difficile”.
E’ il coraggio che ti permette di continuare ad andare avanti.

Così, quando ci pensi, andare avanti
nella direzione della libertà richiede di osare, ogni passo della strada.
Osare sognare. Osare di iniziare.
Osare di continuare ad andare avanti e rimanere in campo fino a che
raggiungi il tuo obiettivo. E quando eserciti i tuoi muscoli
dell’osare e del coraggio, troverai
la tua libertà sull’altro lato.
Ed è la dolcezza di quella libertà
che da valore ai sacrifici che ci son voluti per arrivare là.

Metticela tutta, la tua libertà è la ricompensa più grande!

Se hai intenzione di diventare un Coach efficace e di successo, di quelli con la “C” maiuscola, mettiti in contatto con me o con il mo staff, il 2 Ottobre a Roma partirà il nuovo programma aggiornato per conseguire le certificazioni di

Sport Mental Coach,

Life Coach, Business Coach,

Team e Group Coach

riconosciuti secondo gli standard dell’International Mental Coach Association.

A seguire potrai certificarti anche come

Licensed NLP Coach.

Ti aspettiamo per una vita da protagonista!

Marco Valerio Ricci
Licensed NLP Master Trainer & Coach

Coaching: Sbaglia, sbaglia e ancora SBAGLIA

 

Incomincia ad aver torto e vedrai spalancarsi di fronte a te un mondo di possibilità.

Non sarai più assillato dal bisogno di essere infallibile”

                                                                                                                       *Paul Arden*

Non hai idea di quante volte al termine di una sessione di Coaching individuale con i miei clienti top, mi ritrovi a dare un compito nient’affatto semplice né scontato: ” Fino alla prossima volta” – di solito dopo circa un mese – “fai un errore al giorno, di proposito e guai a te se provi a correggerlo!”.

Lo sguardo attonito del destinatario del compito è impagabile, alcuni entrano in una tale confusione da avere dei repentini scatti di tensione, quasi dei tremori. Altri cercano di trovare scuse per non farlo.

Qualcuno nn aspettava l’ora di essere autorizzato a fare una cosa di questo genere e si mostra entusiasta. Tutte queste sono le persone giuste per fare l’esercizio dell’errore.

Ti racconto come sono arrivato a formulare questo speciale compito che, insieme a tanti altri processi unici, caratterizza lo specifico modello di Coaching che ho creato, il D-K.a.l.t. Coaching.

Sono stato educato in una forma molto rigida, protesa all’idea di perfezione in ogni cosa che viene fatta.

Questo tipo di educazione se da un lato oggi mi offre la capacità di fare ciò che faccio a livelli di eccellenza riconosciuta in tutto il mondo,da bambino e da adolescente mi ha creato non pochi problemi e difficoltà.

Ci sono momenti nella crescita di un individuo che lasciano il segno. In cui ti arriva chiaro il messaggio “LA TUA VITA NON SARA’ MAI PIÙ LA STESSA!”.

Per me uno di quei momenti (stranamente ricordo di averne avuti parecchi, vuol dire che ero parecchio incasinato… ), arrivò un giorno in cui, su un libro di eleganza maschile che riportava le dritte per un abbigliamento impeccabile per ogni occasione, lessi la voce: “Errore delizioso se fatto di proposito”.

Ma come? È possibile che un errore venga fatto di proposito? (Era contrario ad ogni insegnamento che mi era stato fin li impartito).

Che non ci si debba dimostrare infallibili? (Ma come? Non dovremmo essere sempre perfetti? Una sorta di Wonderwoman e di Superman).

E che tale errore possa essere addirittura definito delizioso? Questo sembrava addirittura troppo, decisi di non menzionarlo a mio padre!

L’intero mio costrutto mentale in quel momento si sgretolò, schiacciato dal peso della sua stessa noiosa pesantezza. Io potevo, ero autorizzato, no anzi, potevo voler sbagliare!

CHE FICOOOOOOOOOOO!

Cioè ti rendi conto?
Sbagliare non rappresentava più la colpa di cui doversi scusare, bensì ora mi aiutava addirittura a definire la mia identità, addirittura a curarla meglio per renderla riconoscibile in mezzo a tante. Puoi immaginare il livello di eccitazione con cui mi apprestai a compiere i miei errori… Ma non fu così facile!

L’educazione, le abitudini del nostro cervello, i valori, il bisogno di essere apprezzati che ci viene prima installato dalle nostre famiglie, e poi dalla scuola, il luogo in cui per eccellenza veniamo condizionati a divenire perfetti (per la scuola) mi condizionavano a tal punto che avevo avuto sabotaggi a compiere errori.

Perché, vedi, un compito apparentemente semplice come quello di compiere un errore va a scontrarsi con alcune delle convinzioni più radicate in noi.

Ma non voglio metterti in mente gli ostacoli che potresti incontrare, bensì ti invito a sperimentare proprio questo esercizio fin da subito, per scoprire cosa succede e quali reazioni provoca in te nell’arco dell’esperienza.

Ricorda che, anche se non stiamo ancora facendo un percorso di coaching di presenza, poiché stai leggendo il mio blog, mentre ti scrivo, immagino di averti proprio qui davanti a me e di esserti di supporto per raggiungere i tuoi risultati personali.

Quindi, sperimenta, fai un errore al giorno di proposito per trenta giorni consecutivi, prendi appunti sulle tue sensazioni e sui tuoi stati d’animo durante le giornate. Se vuoi inviami le tue riflessioni, sarò felice di poterti aiutare ulteriormente ad acquisire maggiore libertà personale.

coachingVisto che siamo in estate, colgo l’occasione per invitarti al prossimo Summer Camp di Coaching e PNL che terrò in montagna a fine Agosto in una location da sogno, a contatto con la natura.

Se vorrai essere dei nostri e vivere l’esperienza di crescita più entusiasmante della tua vita, mettiti in contatto con me. Quest’estate andremo in profondità insieme, per partire a Settembre a pieno ritmo nei tuoi progetti di vita!

Marco Valerio Ricci
Licensed NLP Master Trainer & Coach

Coaching: Social Network. Siamo passati dalla società dell’essere a…

Coaching: Social Network – Siamo passati dalla società dell’essere, a quella del fare, all’avere, al far vedere.

Tutto nasce da una sessione di Coaching con un cliente in cui ci siamo spinti molto in riflessioni esistenziali e quasi filosofiche.

A quanto pare oggi, che tu sia un professionista o meno, il grado di visibilità nei social network è diventato una misura della popolarità, a volte anche del successo, sul lavoro e nella vita.

Sembrerebbe quasi che siamo passati da un Cogito ergo sum (Penso, dunque sono) a un “Socializzo ergo sum”.

In un certo senso, siamo arrivati ad una fase evolutiva di valore attribuito ulteriore. Un tempo quello che contava era soprattutto essere.

La domanda veniva posta ed era pertinente: chi sei? Ancora qualche decina di anni fa Battisti cantava “Tu sola sai chi sono io”, ma allo stesso tempo Totò ridicolizzava alcuni eccessi con il famoso “Lei non sa chi sono io!” detto con voce da “trombone”.

Nell’evoluzione sociale, con l’ascesa di una cultura industriale è divenuto importante il fare. Addirittura molte persone hanno iniziato a definire la loro essenza in base a ciò che facevano nella vita.

Ci sono stati tempi in cui il lavoro del genitore veniva passato al figlio, quasi fosse un’identità, come il cognome.

In questa fase l’emancipazione dell’individuo passava attraverso la capacità di proporsi e riuscire in un nuovo lavoro “migliore” e di grado più elevato nella scala del riconoscimento sociale. Ne abbiamo ancora reminiscenze nel modo di dire “rispettoso” che troviamo a Roma con il noto “dotto’ “.

Siamo passati nei decenni più recenti ad una società dell’avere, dove ciò che importava non era chi siamo, né più di tanto ciò che facciamo, bensì ciò che ci possiamo permettere di comprare e dia avere.

Ovviamente questo ha portato ad un decadimento del gusto, della capacità effettiva di scegliere per sé, ad una facilità di manipolazione da parte dei media attraverso stimoli di marketing sempre più pressanti, il tutto all’insegna del mercato del credito finanziato da banche ed istituti vari.

coachingE adesso, in questi ultimi anni si è ormai affermata la società del far vedere. Facciamo vedere dove siamo, cosa facciamo, con chi siamo, quello che mangiamo, a volte quello che pensiamo.

La domanda che spesso pongo è “per che cosa?”. Si è vero, per fare marketing di noi, per farci conoscere, per far parlare gli “amici”, per comunicare… la domanda rimane “perché?”. Qual è il senso di raccontare a persone sconosciute qualcosa di cui probabilmente non si sarebbero interessati senza l’esistenza del tal social network?

Il senso c’è ed è molto chiaro. Inizialmente la risposta è perché oggi siamo nella società del far vedere, del mostrare e mostrarsi per dare un senso, un significato alla nostra esistenza. Il tema del significato di sé, tanto caro a Victor Frankl, è uno dei temi più importanti per l’essere umano.

Tanto che porta ad aberrazioni al limite dell’etica e del comportamento che una persona avrebbe in condizioni “normali”. Basti pensare che, con grande stupore, ho scoperto (in realtà me lo hanno spiegato degli esperti di social network) che addirittura esiste un mercato per la compravendita dei “mi piace” sui vari social network, vuoi tanti mi piace in più per la tua pagina pubblica, paga tot…

Così come esistono aziende che propongono a chi ha tanti follower attivi su un determinato social che a loro interessa, di comprare il profilo per motivi di marketing e visibilità.

Sarà, a me tutto questo mondo del mostrarsi sembra così strano. Se non racconti al mondo chi sei e cosa fai, non esisti. Mi ci devo davvero impegnare e so di non essere l’unico.

Sono cresciuto in una famiglia “strana”, il tipo di educazione che ho ricevuto si è sempre basata solo sull’essere, sul fare ciò per cui si prova piacere e che ci da benessere, non su ciò che viene considerato “accettabile”. Mi è stato insegnato a non far vedere ciò che si possiede, ancora meno ciò che si è, se non espressamente richiesto dagli altri, perché potrebbe non essere gradito e farli sentire a disagio.

Si, lo so che è un tipo di mentalità strano per alcuni, o quantomeno non particolarmente diffuso, ma arriva da un lontano passato e tant’è, me lo son ritrovato così…e quotidianamente nel mio essere Coach affronto, come ogni buon Coach, alcuni retaggi di questo tipo di educazione, che nell’arco dei decenni hanno creato abitudini che si manifestano del tutto inaspettate a livello dei miei comportamenti.

Ribadisco, non credo di essere l’unico. Qualche giorno fa una persona che sto supportando nel suo crescere come individuo e nelle sue relazioni personali mi ha mostrato un video molto riflessivo, proprio su questo tema. E’ molto interessante e lo voglio condividere con te.

[youtube video_id=”I76-HbgXado” width=”640″ height=”360″ ]

 

E tu in quale mondo vuoi vivere?

Questo é un Video che TUTTI dovrebbero vedere per una volta nella vita. SENZA PAROLE!

Quando ho visto questo video ho pensato molto e sono giunta ad una conclusione: Che siamo tutti schiavi!

Marco Valerio Ricci

Licensed NLP Master Trainer & Coach

 

Coaching: Il ruolo del Coach tra sogno e trasformazione

Coaching: questa volta ti voglio proporre una riflessione, qualcosa che caratterizza il mio lavoro e non solo.

Per me è una questione di vita, di missione personale, e continuo a cercare e reclutare altre persone che condividano questo pensiero per un progetto che vuole, semplicemente cambiare il mondo.

Nei giorni scorsi mi è capitato sotto gli occhi un link ad un video su youtube che mi aveva già colpito la prima volta che lo avevo visto. Voglio condividerlo con te. Insieme ad alcune considerazioni.

A dispetto di qualsiasi sfortuna, di qualsiasi stato iniziale, ogni essere umano ha una forza incredibile di usare i suoi talenti.

Questo ragazzo Emanuel, nato in Iraq esposto, come il fratello, a radiazioni che lo hanno fatto nascere con gravi menomazioni fisiche.

Nato in una situazione in cui non conosce neppure la sua effettiva età, in quanto quando è stato trovato dalla madre adottiva Australiana, non aveva un atto di registrazione alla nascita, né un passaporto.

E’ stato allevato in un ambiente positivo, che ha scelto di credere in lui, nelle sue potenzialità.

E a differenza di tante persone, sicuramente molto più “fortunate” di lui, sul fronte fisico e delle situazioni di partenza, ha scelto di passare all’azione, di perseguire il suo sogno.

Nel video dell’X Factor Australiano, canta la canzone di John Lennon, “Immagine”.

coachingUn video educativo, e sconvolgente nella sua semplicità ed intensità emotiva. Abbinato al significato della canzone è, a mio avviso di una potenza sconvolgente.

Il ruolo del Coach deve essere quello di chi aiuta a trovare il talento di ogni persona che gli si presenta davanti, la invita a mostrarsi pienamente a se stessa e successivamente, se lo vuole al mondo, per il raggiungimento dei suoi obiettivi e eventualmente dei suoi sogni.

Il ruolo del Coach è quello di risvegliare il mondo in cui stiamo vivendo perché comprenda che ciò che è importante nella vita non è il potere, il possesso, la fama, la gloria, bensì l’emozione, l’umanità, la profondità della vita umana.

Qualcuno può pensare che io sia un sognatore, ma non sono l’unico, ormai.

[youtube video_id=”IY37l4PDsao” width=”640″ height=”360″ ]

Imagine (testo originale)

Imagine there’s no heaven It’s easy if you try No hell below us Above us only sky

Imagine all the people living for today

Imagine there’s no countries It isn’t hard to do Nothing to kill or die for And no religion too

Imagine all the people living life in peace

You, you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one

I hope some day you’ll join us And the world will be as one

Imagine no possessions

I wonder if you can No need for greed or hunger

A brotherhood of man Imagine all the people sharing all the world

You, you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one

I hope some day you’ll join us And the world will be as one.

 Immagina (traduzione del testo)

Immagina che non esista nessun paradiso

E’ facile se ci provi

Nessun inferno sotto di noi

Sopra di noi solo il cielo

Immagina che tutti vivano per il presente

Immagina se non ci fossero nazioni Non è difficile farlo

Niente per cui uccidere o morire

E nessuna religione Immagina che tutte le persone vivano in pace

Potresti dire Che sono un sognatore, ma non sono l’unico

Spero che un giorno ti unirai a noi E il mondo sarà una cosa sola

Immagina che non ci siano proprietà

Mi chiedo se ci si riesca

Nessun bisogno di avidità o fame

Una fratellanza di uomini

Immagina che tutte le persone condividano il mondo intero

Potresti dire Che sono un sognatore, ma non sono l’unico

Spero che un giorno ti unirai a noi

E il mondo sarà una cosa sola.

 

Marco Valerio Ricci

Licensed NLP Master Trainer & Coach